martedì 10 settembre 2013

Ministero dell'Interno - Commissione Consultiva Centrale

Finite le ferie è periodo di riprendere i lavori. Con l'autunno cadono date importanti, tra l'evento più importante ci sono le nomine per la Commissione Consultiva Centrale. 
Oggi vorrei segnalare un'interessante lettera del Presidente della Italdetectives in merito alla Commissione Consultiva Centrale. 
Ricordiamo che il nuovo Prefetto è il dott. Marco Valentini che sostituisce il dott. Gianfranco Tomao.

Link alla lettera: Clicca

domenica 5 maggio 2013

Si vendeva i dati del Ministero. Poliziotto infedele in manette


Si vendeva i dati del Ministero. Poliziotto infedele in manette
Ai domiciliari l'investigatore e presidente regionale della Federpol, Paolo Carbone, titolare dell'agenzia Tony Ponzi. Era lui che commissionava le interrogazioni ai database della polizia all'agente della Direzione Centrale dell'Immigrazione in cambio di “una mancetta”. Coinvolto anche un poliziotto della Questura sottoposto ad obbligo di firma. L'accusa è “accesso abusivo ai sistemi informatici in uso alle forze di Polizia, e divulgazione di informazioni sottoposte a segreto”
Martedì, 16 aprile 2013 - 13:32:00
di Claudio Roma

Dal suo ufficio della Direzione Centrale dell'Immigrazione accedeva all'archivio del ministero degli Interni e ai database della Polizia per controlli sulle persone: identità residenza, auto, targhe, parenti ed eventuali carichi pendenti o denunce in corso. Ma a pagarlo non era lo Stato bensì un investigatore privato che aveva trovato “la via breve” per reperire informazioni.
Ora nei guai ci sono due agenti di Polizia. Il primo, F.L.L.C. Si è visto di buon ora bussare alla porta di casa i colleghi che gli hanno notificato un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Roma. L'accusa è pesante: “Accesso abusivo ai sistemi informatici in uso alle forze di Polizia, e divulgazione di informazioni sottoposte a segreto”. La Procura che ha seguito per diverso tempo il lavoro dell'uomo, e ha registrato tutti i suoi accessi al sistema. Per cercare di lasciare meno tracce possibili, il poliziotto infedele aveva coinvolto nel “giochetto redditizio”, anche un collega della Questura, l'assistente capo M.L.B., nei cui confronti è stato emesso, invece, un provvedimento di obbligo di firma.

Paolo Carbone
L'indagine è ovviamente proseguita con una visita anche negli uffici della Circonvallazione Clodia in una storica agenzia di investigazioni, la Tony Ponzi, gestita dall'ex poliziotto Paolo Carbone, accusato di essere il committente e pertanto agli arresti domiciliari. Da segnalare che Carbone, come risulta dal sito internet dell'agenzia, ha un curriculum di primissimo piano sia come investigatore della Polizia che come perito in diversi processi, tra cui quello di Marta Russo. Collaboratore anche di Trenitalia per la sicurezza antiterrorismo, Carbone dal 2008 risulta presidente regionale per il Lazio della Federpol, il sindacato che riunisce gli investigatori privati.
Insieme a Carbone, un collega di una seconda agenzia di cui non sono state rese note le generalità è stato sottoposto all'obbligo di firma.








sabato 4 maggio 2013

Conclusa la battaglia della Italdetectives contro la Procura di Udine

Con piacere ho appreso dal sito della Italdetectives che si è conclusa la battaglia contro la Procura di Udine. Questo blog si unisce alla gioia di Mainardis per la grandiosa vittoria! A tal proposito viene riportata la lettera di Mainardis pubblicata dal Presidente Ferro sul sito dell'Associazione:

"LETTERA APERTA ALL’ASSOCIAZIONE

Grazie!!!!!!!!!

Questa è la prima parola che mi viene da dirvi adesso che il sole è di nuovo comparso per me all’orizzonte!!!

Grazie all’Associazione, nella figura del nostro Presidente Bernardo FERRO,che mi è stato veramente accanto in tutte le fasi di questa lunga battaglia incoraggiandomi e sostenendomi quando le forze venivano a scemare e non si vedevano soluzioni .-

Grazie a tutta la Segreteria, con la quale quasi quotidianamente e a qualsiasi ora avevo contatti per consigli e forse per sentire una parola di incoraggiamento.-



Grazie all’Avv.to Annunziata D’AMBRA per l’umanità, la professionalità e l’impegno con il quale ha seguito e risolto tutta la vicenda sacrificandosi al punto di affrontare un lungo viaggio in treno da Catanzaro a Udine pur di giungere alla conclusione di questa storia.-

Grazie a tutti i Soci che mi sono stati a fianco e mi hanno fatto sentire veramente parte di una grande famiglia!

Ho fatto parte di diverse associazioni, ma senza tema di smentite, mai nessuno si era interessato in questo modo per un socio.-

Sono veramente orgoglioso di far parte della Italdetectives Association!!

Spero che a nessun altro collega possa accadere quanto a me è successo, ma la cosa non è certo improbabile!

Solo avendo vicino un'Associazione seria si può sperare che queste cose non accadano!

Un abbraccio a tutti voi e...grazie di nuovo!!!

Gianni MAINARDIS"

Link diretto alla lettera: http://www.italdetectives.org/index.php?option=com_content&view=article&id=215:lettera-aperta&catid=12&Itemid=105

venerdì 3 maggio 2013

Ecco un altro genio...


Articolo tratto da http://www.demetragroup.net/1/abusivi_impostori_2439205.html
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Cronaca de "LA STAMPA" di TORINO del 05/04/'13.
Falso ufficiale antidroga sale in cattedra nelle scuole
Una milizia  fasulla per gli  incontri  organizzati nelle scuole
Con una divisa di fantasia faceva   inchieste abusive sugli studenti Denunciati anche 30 collaboratori
Questa è la storia incredibile di Massimo Ibba,  42 anni, arrestato per bancarotta fraudolenta nel 2010, ora Direttore Generale dell’Agenzia Noas (Nucleo operativo antidroga e sicurezza scolastica), sorpreso dalla polizia, in divisa da alto ufficiale, con colori e fregi simili a quelli della Guardia di finanza, poco prima di una conferenza in una scuola, l’Enaip di Grugliasco, via Somalia 1.  Adesso è indagato dal pm Vito Destito per una lunga serie di  reati penali. Denunciati anche 30 «agenti» Noas, tra cui numerose donne.

Lampeggiante e manette
Ad accoglierlo a scuola, la mattina del 26 marzo, la preside in persona, Monica Costanzo. Lui che arriva a bordo di un’Alfa 159 con i colori d’istituto grigio-verdi, una deca sul muso e sul cofano. Sigla: AN-01. Sul sito dell’agenzia Noas, compaiono anche le immagini di due auto-pattuglie, due Mito bianco-blu, taroccate con il photoshop. E scorrono le immagini di una centrale operativa, con una selva di video collegati a chissà cosa .  Gli agenti del Direttore   Generale, che s’è ispirato alla struttura gerarchica della Cia, pagavano 350 euro per iscrizione.

Trenta agenti indagati
Tra loro guardie giurate, istruttori di arti marziali, body guard, addetti alla sicurezza di locali. Avevano placche di identificazione simili a quelle della polizia; giubbotti anti-proiettili; manette e divise con i gradi relativi. Ibba millantava rapporti con i Servizi Segreti e misteriose collaborazioni con le forze dell’ordine, snocciolando brillanti operazioni anti-crimine. Mai avvenute.
Forse si stava apprestando ad aprire altre «caserme», in tutta Italia, della sua milizia personale, completamente apolitica ma attenta al business della sicurezza.

«Beagle» emulo di Rex
Tra farsa e  dramma.  La Noas aveva pure l’unità cinofila anti-droga: il beagle di famiglia trasformato in segugio  ma solo durante le «lezioni» agli ignari studenti di Grugliasco e ai bimbi delle Elementari di Cuceglio, nel Canavese. Il dramma invece, riguarda l’indagine condotta all’interno dell’Enaip per individuare eventuali spacciatori e consumatori tra i minori. La polizia del commissariato San Paolo ha sequestrato decine di schede personali dei ragazzi, videofilm che riprendono i minori, realizzati da otto detective della Noas travestiti  da elettricisti.  La preside sarà sentita come testimone per ricostruire tutti i passaggi.

«Invisibili ma presenti»
Il Noas ha un logo che ricorda alla lontana uno simile adottato anni fa dalla polizia: un dragone in oro su campo blu, fronde di alloro ai lati e il motto: «Invisibili ma presenti».  Ibba si vantava di avere amicizie con  polizia e  carabinieri ma soprattutto con investigatori d’altissimo profilo. Secondo motto: Age quod Agis, fai bene quanto stai facendo. Seguono, sul profilo facebook, citazioni impegnative: «Non importa il colore o i gradi che indossi nella divisa, ma ciò che conta è quello che hai dentro. Questo è un servitore dello Stato Italiano». Parole sante. E un programma impegnativo: «Il Noas ha il compito di ricercare ed elaborare tutte le informazioni utili alla difesa del minore in ambito scolastico e ricreativo».

Nel mirino di «Striscia»
Massimo Ibba è però l’ex manager della Maxibba Communication, più volte nel mirino di «Striscia la notizia». Prometteva monitor nei bar e nei ristoranti, collegamento a banda larga per alimentare il ciclo continuo di pubblicità da mandare in onda, spesa da 2 mila euro e incassi promessi da 400 euro al mese.  Risultato: azienda fallita, soldi spariti, dipendenti a casa.
Ibba finì in carcere. L’avventura del Noas sembrerebbe iniziare nel 2009, con un «attento studio delle problematiche legate alla droga e alla tutela dei minori». Superato l’infortunio della «Maxibba», il manager (che ha una laurea in psicologia conseguita - dice lui - negli Usa) s’è dedicato all’Agenzia. E’ socio e amministratore - dice sempre lui - di Spotinvest,  Fondi Immobiliari Privati Italiani, Association Invest Group, Img immobiliare,  Nuova Edil Costruzioni, Direttore Generale de La Rosa Gialla, Guest Funeral House, Media Event, Training School Of Management. Nel portafoglio anche una ditta di abbigliamento, la Blm, cioè «Baciamo le mani». Chiude il vicequestore Elena Manti: «Indagini ancora lunghe, molto ancora da scoprire».
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lunedì 4 marzo 2013

Continua la battaglia della Italdetectives nei confronti della Prefettura di Udine

Con piacere mi sono trovato a leggere un nuovo atto dello spiacevole caso che vede coinvolto un socio della Italdetectives e il capo di gabinetto Dott.ssa Maria Rita Coluccia.
Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di intraprendere una battaglia contro quelle istituzioni che troppe volte abusano del loro potere.
Anche se non sono coinvolto nella vicenda ringrazio il socio della Italdetectives Gianni Mainardis ed il Presidente della Italdetectives Dott. Ferro per aver creato un precedente.
Va tutto il mio sostegno al Sig. Gianni che con la sua denuncia ha dimostrato di voler cambiare il Paese e il mal costume Italiano!
Per dovere di cronaca vi riporto la denuncia:
 
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI UDINE

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Il sottoscritto Mainardis Gianni, nato a Tolmezzo (Udine) il 24.06.1954 e ivi residente in via Grimacco nr 38,

ESPONGO QUANTO SEGUE

Sono titolare dell’impresa individuale denominata “Security Dealer”, corrente in Udine alla via del Cotonificio 94/B, che nello specifico si occupa di svolgere attività investigativa sia in ambito civile che penale. Il tutto in forza di una regolare licenza d’investigazione concessa dal Prefetto di Udine in data 20.05.2009 con Prot. N. 25039/209. In data 26 aprile 2010, presentavo alla Prefettura de qua, richiesta di estensione della su citata licenza affinchè potessi risultare iscritto nel registro prefettizio del personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, per come stabilito dalla L.94/09 e dal D.M. 6.10.09. Purtroppo, in data 29.03.12, solo dopo due anni, ricevevo risposta dalla Prefettura in cui veniva fatto presente che i servizi di intrattenimento e di spettacolo rientravano tra le attività di cui al D.M. 269/2010, e che quindi necessitavano di una specifica autorizzazione, aggiungendo testualmente: Allo stato attuale le licenze intestate alla S.V. non autorizzano lo svolgimento di dette attività…..Al riguardo si precisa che questa Prefettura non ha ancora adottato formale provvedimento di rigetto della predetta istanza, in attesa dell’adeguamento delle licenze alle norme del D.M. 1 dicembre 2010 n. 269, nel frattempo intervenuto e che come noto ha profondamente innovato il settore degli istituti autorizzati ai sensi dell’art. 134 TULPS….”. Mi apprestavo ad adeguarmi a quanto richiesto dal D.M. 269/10 ma, nonostante ciò, in data 25.05.012, la Prefettura, nella persona della Dott. Maria Rita Coluccia mi comunicava il preavviso di rigetto ex art. 10 bis L. 241/90, precisando che nonostante la richiesta di estensione della licenza di cui al 134 TULPS, non possedevo i requisiti professionali minimi di cui all’allegato G del DM 26/10 e che, pertanto, era stato avviato un procedimento per il respingimento della estensione delle licenze di attività di cui al punto IV dell’art. 5 del D.M. 269/10. Ho immediatamente provveduto a contestare l’assunto della Prefettura mediante l’intervento, dapprima, dell’avv. Calzolari che con missive, rispettivamente, del 02.07.12 e del 17.08.12, rilevava l’illegittimità e l’infondatezza della “assurda” motivazione ostativa al rilascio della estensione della licenza e spiegava come invece io avessi diritto ad ottenere la stessa; poi con l’intervento dell’avv. D’Ambra che, con missiva del 10.02.13 chiedeva una sollecita soluzione alla situazione di stallo che si era venuta a creare, sottolineando che la stessa stava causandomi enormi danni a livello economico-imprenditoriale. Infatti, dal 2010 ad oggi, a causa della situazione sopra descritta, non posso assolutamente svolgere la mia attività di investigatore, questo però non mi esime dai precisi impegni e obblighi economici scaturenti dai costi fissi che la mia attività comporta. Nello specifico sono costretto a pagare comunque le numerose persone che attualmente si trovano alle dipendenze della mia ditta. Senza parlare poi dei costi con gli enti previdenziali, assistenziali, dei problemi con le banche ed altro ancora. Poichè ritengo che il comportamento adottato dalla Prefettura di Udine nella persona del Prefetto p.t., sia irrispettoso nei confronti della legge nonché nei confronti della mia persona, con il presente atto dichiaro di proporre, come in effetti propongo formale

QUERELA

contro la Prefettura di Udine, nella persona del Prefetto p.t., con sede in via della Prefettura n. 16, chiedendo che si proceda penalmente nei suoi confronti per il reato di omissione di atti d’ufficio di cui all’art. 328 c.p., e per tutti i reati che possono ravvisarsi dai fatti suesposti.

Con la presente intendo eleggere domicilio, per il suesposto procedimento penale, presso lo studio dell’avv. ANNUNZIATA D’AMBRA, sito in Catanzaro, alla via Amalfi n. 1, telefono 0961/737901; pec:studiolegaledambra@pec.it.

Con riserva di costituirmi parte civile nell'instaurando procedimento.

Ai sensi dell'art. 408, II° comma c.p.p. chiedo di essere avvisato nel caso in cui venisse richiesta l'archiviazione della presente notizia reato.

Catanzaro 28 febbraio 2013

In fede

E' possibile anche scaricare l'originale dal sito della Italdetectives: Scarica la denuncia in originale

venerdì 8 febbraio 2013

La Italdetectives denuncia il Prefetto di Udine

Navigando tra le varie fonti ho trovato questo articolo che ha suscitato il mio interesse:

"Le azioni vessatorie poste in essere dalla Prefettura di Udine (Dott.ssa Coluccia - S.E. Dott. Salemme) nonchè il silenzio del Ministero dell'Interno (S.E. Dott. Tomao) stanno portando sull'orlo del baratro un nostro collega di Udine. Vogliamo aggiungerne un altro alla lista? clikka qui
Nonostante i continui solleciti (vedi ultima lettera associazione) DAL 2010  LA PREFETTURA DI UDINE DEVE ANCORA RISPONDERE.!!!!
QUANTO DOBBIAMO ANCORA ASPETTARE???
Se è vero che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e la sovranità spetta al popolo allora mobilitiamoci contro questa  VIOLAZIONE DEL DIRITTO AL LAVORO. 
Niente lettere aperte.
L'associazione ha provveduto a promuovere azione legale nei confronti della prefettura di Udine e degli altri organi istituzionali coinvolti. 
Continuate a seguirci per gli aggiornamenti. 
Bernardo Ferro
Presidente Italdetectives®"

Tratto da Italdetectives.org

Esercizio abusivo di vigilanza privata: quali rischi per il committente?

Interessante articolo tratto da vigilanzaprivataonline.com
http://www.vigilanzaprivataonline.com/lettere-al-direttore/657-esercizio-abusivo-di-vigilanza-privata-quali-rischi-per-il-committente.html

Accordo per rinnovo ccnl vigilanza privata: dichiarazione datoriale

Riporto il link di un interessante articolo tratto da vigilanza privata online:
http://www.vigilanzaprivataonline.com/rinnovo-ccnl/38-rinnovo-ccnl/660-accordo-per-rinnovo-ccnl-vigilanza-privata-dichiarazione-datoriale.html

mercoledì 16 gennaio 2013

LA SICUREZZA "SUSSIDIARIA"

I modelli di sicurezza

Al fine di illustrare i modelli di sicurezza contemplati nel nostro ordinamento occorre premettere che nel corso degli anni lo Stato ha dovuto misurarsi con la difficoltà sempre crescente di far fronte all’esigenza di tutela della collettività, trovandosi, pertanto, costretto ad ammettere e regolare il concorso degli enti locali e dei soggetti privati in alcune attività (quelle “sussidiarie”) volte a garantire la sicurezza dei cittadini.
Tali soggetti (o meglio operatori), infatti, hanno reclamato nel tempo ruoli di partecipazione attiva nella costruzione di modelli volti a rafforzare tra i cittadini il sentimento di tranquillità o a placarne le ansie alimentate da una diffusa percezione di insicurezza1.
Ciò ha contribuito alla nascita della c.d. sicurezza “integrata”, quale strumento attuativo di politiche che vedono integrarsi le competenze esclusive dello Stato in materia di ordine e sicurezza pubblica, con quelle riconducibili agli enti locali ed ai privati operanti sul piano della prevenzione, quali governi territoriali di prossimità.
Oggi, pertanto, assistiamo ad un contesto che, da un lato contempla le attività attinenti ad interessi pubblici primari che presuppongono l’esercizio di speciali poteri autoritativi o coercitivi2 di competenza delle forze di polizia, e dall’altro, vede emergere una serie di attività, le quali, non riferendosi ad interessi pubblici primari, possono, proprio per tali motivi, essere affidate ai soggetti privati, seppur nel rispetto di determinate condizioni.
La sicurezza “sussidiaria” indica, dunque, l’insieme delle varie attività, poste in essere professionalmente da soggetti privati (singoli od associati), integrative o complementari della sicurezza approntata dalle forze di polizia3
La possibilità per i privati di assumere in sussidiarietà una funzione pubblica, è legata non solo alla natura dell’attività da svolgere, ma soprattutto alla capacità di dar vita ad un sistema adeguato che consenta, nel caso specifico, di contemperare le esigenze della sicurezza con la garanzia dei cittadini.
Il termine sussidiarietà è stato scelto al fine di evidenziare il carattere complementare delle attività sopra citate, rispetto alle funzioni di sicurezza “primaria” che restano affidate alle forze di polizia.
Il concetto di sicurezza, infatti, non si identifica con la sola prevenzione dei fenomeni criminosi, ma si estende a tutte quelle problematiche in grado di turbare la serenità delle collettività interessate.
Ciò premesso, se lo svolgimento delle attività di sicurezza “sussidiaria” presuppone che non vengano esercitate pubbliche funzioni, o svolti compiti comunque riservati alle forze di polizia, rimane da chiarire se agli operatori di detta sicurezza siano attribuibili qualifiche correlate a specifici poteri di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza.
La questione non riguarda solo caratteri meramente dottrinali, ma coinvolge aspetti destinati ad incidere concretamente sulla modalità dei servizi a loro affidati e sulla validità ed efficacia probatoria dei documenti eventualmente redatti.

Le guardie particolari giurate

L’attività delle guardie particolari giurate, disciplinata dagli artt. 133 e ss. del t.u.l.p.s. e dagli artt. 249 e ss. del relativo regolamento di esecuzione, consiste nell’esercitare l’attività di vigilanza o di custodia di beni mobili o immobili altrui, sia direttamente alle dipendenze di enti (pubblici o collettivi) o di privati proprietari (singoli o associati), sia indirettamente alle dipendenze di istituti di vigilanza (in tale ultimo caso, ex art. 134 t.u.l.p.s., è necessario ottenere l’autorizzazione del prefetto).
In ogni caso, tutte le guardie particolari giurate debbono ottenere identica autorizzazione (attraverso il decreto di approvazione rilasciato dal prefetto), e possedere i medesimi requisiti indicati dall’art. 138 t.u.l.p.s.
Occorre, pertanto, fare attenzione a non confondere la licenza che deve essere ottenuta dal privato per poter prestare opera di vigilanza o custodia di beni altrui (ex art. 134 t.u.l.p.s.), con il decreto di approvazione rilasciato alle guardie particolari giurate (ex art. 250 reg. t.u.l.p.s.)4.
L’ultimo comma dell’art. 138 t.u.l.p.s., aggiunto dall’art. 4 del D.L. 59/08, superando annose diatribe e contrasti di opinioni, ha definitivamente stabilito che “le guardie particolari giurate, nell’esercizio delle funzioni di custodia e vigilanza dei beni mobili ed immobili cui sono destinate, rivestano la qualità di incaricati di un pubblico servizio”.
In merito all’esatta natura (pubblicistica o privatistica) da attribuire all’attività espletata dalle guardie giurate si erano, infatti, sovrapposti due diversi orientamenti giurisprudenziali e dottrinali tra loro in aperto contrasto; attribuire natura pubblica alla suddetta attività, significava attribuire loro lo status giuridico di pubblico ufficiale.
La giurisprudenza degli anni novanta, anche alla luce delle modifiche normative degli artt. 357 e 358 c.p. (intervenute ex L. 26 aprile 1990, n. 86), aveva, tuttavia, già chiarito che alla guardia particolare giurata dovesse attribuirsi non la qualifica di pubblico ufficiale, bensì quella di incaricato di un pubblico servizio5.
La Corte di Cassazione aveva, infatti, ripetutamente stabilito che, in base al combinato disposto degli artt. 133 e 134 t.u.l.p.s., alle guardie particolari giurate non potevano essere concesse operazioni che importassero un esercizio di pubbliche funzioni o violazioni della libertà individuale, poiché tali soggetti dovevano essere esclusivamente impiegati nella vigilanza e custodia di entità patrimoniali.
Né tanto meno, stabiliva sempre la Suprema Corte, la qualità di pubblico ufficiale avrebbe potuto essere loro riconosciuta sulla base dell’abilitazione a redigere verbali fidefacenti, poiché, ex dell’art. 255 del reg. di esecuzione, ad essi è attribuita una attività accertativa non in grado di esplicare effetti all’esterno dell’ufficio e comunque, inidonea a connotare una pubblica funzione se disgiunta da un autonomo potere coercitivo6.
Bisogna, però, evidenziare che le guardie particolari giurate acquisiscono la qualifica di pubblico ufficiale sia quando procedono, come qualsiasi altro cittadino, ad un arresto in flagranza, sia quando, ai sensi dell’art. 139 t.u.l.p.s., sono chiamate ad aderire alle richieste degli ufficiali o agenti di p.s. o di p.g.

Gli agenti della vigilanza venatoria ittica e zoofila

L’ultimo comma dell’art. 138 t.u.l.p.s., ha definitivamente stabilito che “le guardie particolari giurate, nell’esercizio delle funzioni di custodia e vigilanza dei beni mobili ed immobili cui sono destinate, rivestano la qualità di incaricati di un pubblico servizio”. Tuttavia alcune leggi speciali disciplinano diversamente determinate posizioni7:
  • Vigilanza venatoria: gli agenti venatori dipendenti degli enti locali delegati dalla regione (art. 27, 1° comma, lett. a), L. 157/92) sono agenti di p.g. e agenti di p.s., quindi sono anche pubblici ufficiali, limitatamente all’attività di vigilanza venatoria e nell’ambito territoriale dell’ente di appartenenza;
  • Vigilanza venatoria: gli agenti venatori non dipendenti degli enti locali (art. 27, 1° comma, lett. b), L. 157/92) accertano le violazioni alle disposizioni sull’attività venatoria, redigono i relativi verbali e possono chiedere l’esibizione della fauna selvatica abbattuta e dei documenti alle persone in esercizio o in attitudine di caccia. Limitatamente a questa attività, essi esercitano quei poteri autoritativi che caratterizzano i pubblici ufficiali;
  • Vigilanza ittica: gli agenti giurati addetti alla vigilanza ittica (art. 31 R.D. 1604/31 e art. 21 L. 963/65), ai fini della sorveglianza sulla pesca, hanno la qualifica di agenti di p.g. e quindi sono anche pubblici ufficiali;
  • Vigilanza zoofila: le guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute (art. 6, 2° comma, L. 189/04) sono agenti di p.g., quindi sono anche pubblici ufficiali, nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi decreti prefettizi di nomina, in merito alla vigilanza sul rispetto delle norme poste a protezione degli animali da “affezione”.
Gli agenti della vigilanza venatoria, ittica e zoofila, anche quando debbono conseguire la nomina prevista dall’art. 250 reg. t.u.l.p.s., esercitano un’attività diretta a tutelare un interesse non strettamente privato, per cui la legge attribuisce loro uno status e poteri diversi da quelli conferiti alle guardie particolari giurate destinate alla vigilanza e custodia di beni8.
L’art. 163, comma 3, del D.Lgs 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali), ha trasferito dallo Stato alle province il riconoscimento della nomina a guardia giurata degli agenti venatori e degli agenti ittici, riconoscimento che, pertanto, non spetta più al prefetto.
Il Ministero dell’Interno, con propria circolare inviata a tutte le prefetture9, ha chiarito che il rilascio dei decreti di riconoscimento delle guardie giurate zoofile (e di quelle ecologiche) è, invece, ancora di competenza del prefetto.

Rapporti tra il Corpo forestale dello Stato e le associazioni di protezione venatoria ittica e zoofila

La dimensione e la qualità dei servizi di sicurezza ausiliaria assicurati dagli agenti giurati addetti alla vigilanza venatoria, ittica e zoofila sono di tale ampiezza da esigere una particolare professionalità e da richiedere una specifica responsabilità.
Salvo casi particolari, le guardie di cui trattasi sono, infatti, normalmente legate ad una propria associazione o ente da un rapporto di volontariato; sotto il profilo giuridico, in merito allo status di guardia giurata, non vi è differenza alcuna tra quelle volontarie e quelle dipendenti, intese, quest'ultime, come “retribuite”, in quanto la normativa di base in tale materia, il t.u.l.p.s., non fa alcun distinguo in merito10.
Il rapporto che lega le guardie volontarie alla propria associazione o ente, è comunque un rapporto di “dipendenza” poiché, per entrare a far parte del personale di vigilanza di una di dette associazioni, si devono comunque accettare le regole stabilite negli statuti e nei regolamenti; inoltre, per poter permanere in servizio è necessario adeguarsi alle direttive impartite e seguire degli specifici corsi di qualificazione.
La particolare professionalità delle suddette guardie giurate è dimostrata anche dalla circostanza che in varie realtà, sparse su tutto il territorio nazionale, il Corpo forestale dello Stato ha siglato (unitamente alle prefetture ed enti locali) con le rispettive associazioni di protezione ittico-venatoria e zoofila-ambientale, diversi protocolli d’intesa per la sicurezza collinare e montana.
Tali protocolli sono finalizzati, nel rispetto dei ruoli dei vari sottoscrittori, all’attuazione di politiche integrate e condivise di sicurezza e alla definizione di modalità operative congiunte attraverso la stabilizzazione di forme di collaborazione coordinata per l’innalzamento dei livelli di prevenzione e contrasto delle ragioni d’insicurezza maggiormente avvertite dalla varie popolazioni locali.
Il concetto di sicurezza, infatti, non si identifica con la sola prevenzione dei fenomeni criminosi, ma si estende a tutte quelle problematiche in grado di turbare la serenità delle collettività interessate.
Il carattere complesso delle criticità presenti in ciascun territorio richiede, dunque, l’azione congiunta non solo di più livelli di governo, nell’ambito delle rispettive responsabilità, ma anche di tutti i soggetti, pubblici e privati, da coinvolgere in vista della concreta realizzazione di un sistema di sicurezza integrato e partecipato.
Infatti, come dichiarato dal Capo del Corpo forestale dello Stato, Ing. Cesare Patrone in occasione della convenzione del 10 marzo 2005, stipulata a Roma tra il Corpo forestale dello Stato e il WWF, “la prevenzione e il contenimento delle aggressioni inferte all’ambiente, non possono prescindere da un’azione di contrasto dei reati condotta in modo congiunto e sinergico tra istituzioni e società civile”.
È da tali finalità che scaturisce un terreno comune per la stipula, nei diversi territori collinari e montani, di accordi e protocolli tra i comandi provinciali del Corpo forestale dello Stato presenti sul territorio e le varie associazioni addette alla tutela e vigilanza in materia venatoria, ittica e zoofila11.

 

BIBLIOGRAFIA

CALESINI G., Leggi di pubblica sicurezza e illeciti amministrativi, Laurus Robuffo, Roma, 2010
CALVO P., MAZZA L., MOSCA C., MIGLIORELLI G., La nuova normativa sugli istituti di vigilanza, di investigazione privata e sulle guardie giurate, Cacucci, Bari, 2009
CARINGELLA F., Manuale di diritto amministrativo, Giuffrè, Milano, 2008
CARRATTA E., Guardia privata o particolare, appendice al Novissimo Digesto italiano, Torino, 1981
CAVA G., Corso di qualificazione e aggiornamento per la vigilanza volontaria ambientale ecologica ittica venatoria e zoofila, Rotas, Barletta, 2012
GIRELLA A., Cenni sui rapporti tra operatori di polizia e ausiliari della sicurezza, in Sicurezza Urbana, Rivista giuridica di polizia , a cura di Terraciano U., n. 6, 2011
DE BERNARDI F., DI GIOVINE G., L’attività privata di vigilanza, Laurus Robuffo, Roma, 1986
MADDALENA A., Il manuale della vigilanza privata e delle guardie particolari giurate, Videonova, Roma, 1997
MAGLIA S., Diritto ambientale, Ipsoa, Milano, 2009
MAZZA P., Guardie giurate volontarie e sequestro di strumenti di caccia vietati, in Dir. giur. agr., 1998
MIGLIORELLI G., Il confine tra sicurezza pubblica e sicurezza privata nel sistema italiano, in Rivista di Polizia, n. 2, 2010
MOSCA C., Polizia privata e sicurezza complementare, in Rivista di Polizia, n. 12, 2009